Il vasto e sconfinato multiverso
tempiterno
eppur piccolo e insensato
non donato
imposto dal creatore
presso il fattore,
stava incollato.
Ricordo, affetto, paura,
rilegavano questo piano infinito,
in un attimo mai prima nominato,
si spezzò, slegò, frantumò e si inclinò,
dando inizio alla corsa.
Accadde nel silenzio,
quando solitudine divenne abbandono angoscioso.
Fu quel granello di polvere a innescare il dono,
il dono del fattore a tutte le creature.
A ciascuno Egli diede una scheggia del multiverso.
Nell’istante suo di nostra eternità,
si rese conto conto che la singola scheggia,
affidata in dono ad una singola creatura,
fosse d’ugual peso,
quanto il piano infinito prima della frantumazione.
Ogni scheggia si fece anelito, spirito e immaginazione.
La donò con l’invito a ritornarla.
Il fattore lacerato dall’abbandono, ci aspetta,
aspetta il ritorno della scheggia,
vuole scorgervi riflessa la prorompente energia della vita,
quella che sta presso il creatore,
forte e generativa,
non quella che sta nelle vetrine,
debole e dissipativa, vana, impermanente.

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