La sera si annuncia con largo anticipo. Guardo la pianura dalle montagne che vi s’affacciano per ultime. Tramonta il sole e nuvole sfilacciate che corrono in basso propagano le ultime luci ritardando l’arrivo dell’oscurità. Scorgo l’arancio, il violetto e persino il verde. Chissà da dove provengono tutte queste variegate schegge di luce. Ma sento molto di più perché sono qui solo, fra le montagne, nel villaggio quasi completamente vuoto da villeggianti. Si rincorrono scoiattoli, cianciano uccelli d’ogni sorta mentre i falci fischiano in alto.

Nel crepuscolo il sipario dell’oscurità inizia a calarsi. Il cuculo pretende la scena con il suo richiamo. Lontano nella foresta si muovono linci, faine, lupi, volpi, cinghiali, caprioli e molto altro ancora. Nel grande castano entro una cavità del suo tronco, indaffarate le formiche si preparano a scendere nella loro città. Vorrei entrare anche’io con loro la sotto, come spirito libero non come formica certo. Tutta questa vita ora mi avvolge, non la sapevo, la ignoravo, ma ora l’ho vista e mi ha trapassato. Mi corico, non conosco l’ora, ma certo non quella di città. Sono stanco perché nel tempo di un tramonto ho fatto così poche cose ma ho così tanto vissuto.

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