Certi fratelli e sorelle usano linguaggi ed hanno pensieri criminali. Il dialogo con loro su questo terreno è impossibile, né provando a spostare loro sul tuo terreno né provando a spostarti tu sul loro. L’unica via è eliminare la prossimità fisica e mentale a loro ed a noi stessi in relazione a loro. In altri termini, stiamo lontani da certe persone e allontaniamo dalla nostra mente l’idea che con coloro ci si debba confrontare per superare il senso di colpa di non saper dialogare.

Certi fratelli e sorelle usano la libertà che si è costruita tutti assieme, in uno sforzo unitario, per togliertela. Ho sentito spesso dire “la tua libertà finisce dove comincia quella dell’altro” o ancora “inizia dove ha termine quella dell’altro”. La libertà sarebbe un non invadere il campo altrui. Le definizioni in negativo sono poco efficaci. Dire “io non sono triste” significa forse dire “io sono felice” ? La libertà finisce quando qualcuno ne fa uso per toglierla ad altri ammettendo come possibile, solo la sua.

La libertà è il desiderio continuo di dialogo anche quando ci si trova con opinioni diverse, è il continuo desiderio di ascolto e d’aiuto. Criminale è chi rinnega tutto ciò.

Il dialogo fra fratelli e sorelle è possibile solo con chi abbandona la via criminale, quella dell’assassinio della libertà. Chi la abbraccia è simile a chi rifiutando di guardarti ti volge le spalle preferendo osservare il pozzo nero di un passato nel quale non ha mai vissuto e crede un paradiso, quando invece fu inferno.

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