Potrei voler farlo sembrare un cielo terso
-mite temperatura primaverile-
questo nostro parlarci.
Ma è differente.
Il cielo è cambiato e ciò che sta sotto non è da meno.
Un vento teso, a raffiche
-sferza le guance-
tempesta di deserto o banchisa
ogni volta che ti parlo e temo tu non capisca –
ogni volta che ti sento ed ho paura di non capire.
Instabile si definirebbe il nostro mondo -e non è solo per colpa nostra.
Il cielo ricorda quello di tempi difficili,
le lezioni apprese non serviranno da riparo.
Fastidio immane trovarsi fra correnti sconosciute e paurose.
Buio, cruccio, assillo, malessere.
Meglio provare a spiegare come uscirne
-stando pronti a morire nel tentativo di riuscir nell’impresa.
La fiamma di una torcia mi insegna a veleggiare seguendo il nuovo potente soffio
-possibile una nuova via anche se è difficile scivolarvi leggeri
-Ma vivere è imperativo!
Ricordo quando passai fra le corsie di quell’ospedale e restai muto per ore ed ore.
Più facile per noi-
che non siamo costretti all’immobilità,
-che possiamo ricordare tempi migliori e curabili.
C’è una speranza cui avvicinarsi.
Riconosco nel vento,
-la corse dentro un cielo enorme,
-un oceano vasto,
-fra possenti montagne e pianure senza confine,
mentre travolge e trasforma il corso degli eventi,
meglio di chiunque.
Cruccio, assillo, fastidio ma vivo
-senza risparmiare un centimetro di noi stessi.
Con quanta pienezza vuoi vivere la tua vita?
Questo mi domandi ad ogni passo.
Non immaginare un luogo diverso nel quale vivere
-vivere qui ed ora con questi paesaggi
-con tutta la pienezza possibile -riempire il vaso della vita.
Tutto questo ed altro ancora,
prima di dire
-è tempo di tornare a ciò che fu.