Quando ti guardavi allo specchio,

vedevi un viso di bambola,

-che indossavi per muoverti.

Ma in te c’era il rifiuto,

-perché gli altri ti preferivano bambola,

tu volevi fuggire -ma non sapevi dove.

Provasti una prima volta,

per poi tornare mite a guardarti nello stesso specchio delle illusioni.

Provasti ancora,

-fuggisti ma con l’intenzione di dimostrare quanto fosse vano e doloroso farlo.

La ragione o presunta tale,

ti ricondusse allo specchio,

docile e domata.

Ma un dolore sordo giaceva ancora in te.

Qualcosa che ancora non conoscevi

-anche se sapevi che in te la fuga scuoteva ancora le catene.

Queste catene le vide qualcuno fra quelli che amavano il tuo viso di porcellana.

Di fronte al bivio della vita,

con te che tenevi la solita maschera in mano,

pronta a indossarla,

ti disse

“non metterla, scelgo e vivi come farebbe chi ha levato la maschera, è fuggito ed ora torna per non fuggire più”

Tu capisti,

era il tempo per una nuova versione di te,

quella che mai aveva avuto diritto di scelta.

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