Cade un metro di neve,
la città si ferma,
non sa vivere nella coltre immensa,
si nasconde sotto ed il bianco vince.
Una pandemia ci costringe in casa.
Esco calmo, guardo calmo, ascolto calmo, parlo calmo,
lavoro lentamente
magari meglio.
Mi interrogo sullo zucchero,
sulle frittelle e sul divano.
Buttare le cose mi sembra sbagliato,
comprarne di nuove ma senza impulso,
lascio le cose 24 ore nel carrello,
prima di comprarle.
Il più delle volte il carrello è vuoto prima di pagare.
Vorrei una neve che si sciogliesse dopo settimane,
un’epidemia che ci costringesse al chiuso per settimane.
Morti dappertutto i discorsi inutili e la violenza.
Vedrei il castello di carte
misera architettura di una cooperazione di cervelli,
di martelli e dinamite,
cadere, d’un botto.
Mi piace pensare queste cose,
nell’incertezza che possano accadere.
Il castello di carte è pieno di orecchie, occhi, bocche e mani,
confuse.
Può cambiare qualcosa
?
Impariamo a vedere ciò che non si vede,
la buia angoscia diventa lucida paura,
le visioni cambiano,
la neve si scioglie,
il virus torna a dormire.
Esco calmo, guardo calmo, ascolto calmo, parlo calmo,
lavoro lentamente
magari meglio,
tutti proviamo una vita nuova,
costruendo qualcosa diverso,
per la prima volta.