La stagione era ininfluente,
se insisti per curiosità te lo dirò,
era la primavera, prima vera, prima bicicletta.
Il mistero dell’equilibrio, il baricentro non era al centro del mio pensiero.
La brezza sul viso, la discesa, la scena attorno a me mutevole,
non sapevo si chiamassero velocità.
Quella era il mio orizzonte.
Era come sentire le gomme stridere in curva,
guardare la mezzeria
e la strada scorrere, da dentro il bagagliaio di una macchina,
con il naso a 30 centimetri da terra.
Manco mi accorsi che nessuno mi reggeva il sellino,
mi scordai che stavo andando,
ero veloce e quello contava,
lungo la mezzeria,
le gomme mordevano la strada,
volavo,
la prima vera volta,
come nel primo movimento della Patetica.