Mentre le nostre vite quotidiane venivano ribaltate, riorganizzate e reinventate dalle esigenze della pandemia e della comunità, i lavoratori di tutto il mondo si adeguarono ai nuovi ritmi. In Cina, dove era iniziata la crisi, mesi di blocco lasciarono il posto a cieli blu e brezze pulite. Lo smog venne eliminato. Il sole iniziò a splendere più luminoso. Il respiro più leggero. A Wuhan si chiesero, perché l’aria non poteva rimanere così pulita, ogni giorno, da quel momento in poi? Gli agricoltori trovarono che il loro restiamo stesse meglio e le loro colture crescessero meglio, una conseguenza di suolo e acqua più puliti, nonché della regolamentazione da parte delle autorità sanitarie per prevenire l’immuno-compromissione e le infezioni trasmesse da animali. Le api smisero di morire misteriosamente ma non di lavorare e produrre miele.
Gli impiegati, con il passare dei mesi, iniziarono a mettere in discussione il modo in cui avevano vissuto prima del virus. Avevano vissuto la perdita del contatto umano, ma non la voglia di muoversi. Volevano ancora vedere i loro colleghi, anche se tanti si sentirono sollevati dall’aver perso l’obbligo di fare i pendolari, di partecipare a riunioni fiume, di fingersi impegnati a tutte le ore del giorno. Molti impararono a dedicare agli incontri il giusto tempo e la giusta occasione.
Ora tutti avevano una pausa pranzo serena. Lavoravano quanto necessario e si fermano quando avevano finito. Prima del Virus era tutto diverso.
(raccolto leggendo A.A.Abrahamiam – The Nation)