Un titolo contraddittorio, ma cerco di spiegarlo.
Aristotele ne “la politica” afferma che l’uomo è un animale sociale in quanto tende ad aggregarsi naturalmente con altri individui (della medesima specie) e a costituirsi in società. Non si nascerebbe con il desiderio di socializzare ma si apprenderebbe ad essere sociali per soddisfare bisogni essenzialmente egoistici, in quanto senza l’aiuto dei nostri simili saremmo in grado di fare ben poco (Papa Francesco diceva “nessuno si salva da solo”).
Tutto ciò che di egoistico sta nel sociale è nel definire CHI sono i nostri simili. In nome di questo CHI si fanno tutt’ora guerre, si giustificano le differenze di casta e sociali, le differenze di fede, persino le identità culturali. Un esempio su tutto sono le lingue. La comunicazione insopprimibile esigenza umana è anche una Babele linguistica. Migliaia di lingue, codici e dialetti, con significati ambigui, rendono possibile incontri, scontri, poesia e guerra. Le lingue per unire individui fra loro, in gruppi antitetici fra loro.
L’uomo è si un animale sociale, ma non universalmente parlando. L’uomo sembra abbia bisogno della contrapposizione di nuclei sociali. Di incontri certo ma anche di scontri. Il fatto che l’uomo abbia questa attitudine sociale non significa che non la usi per soddisfare il proprio egoismo di sentirsi parte di un nucleo migliore rispetto agli altri.