Siamo annoiati. Abbiamo bisogno di emozioni che ci facciano dimenticare che la vita termina ad un certo punto. Facciamo scrolling sullo schermo del telefonino, lungo il flusso di TikTok, bagnati nel piacere del “varietà”, ma finiamo per anestetizzarci in questa noiosissima pratica.
Dino Campana ci domandava “dove sono sepolte le rose della vita?” Mi vien da rispondere “sotto pareti di ghiaccio”. Ma anche dentro questa rete di immagini a flusso continuo, dove si agitano marionette (creature umane disumanizzate) che altro non posson più fare, che mentire anche a loro stesse. Sempre lo stesso inganno per difenderci dalla paura della fine.
Cosa sarà allora il contrario di questo “varietà” ? Lo scavare, come suggerisce il filosofo poeta Marco Guzzi (c’è un video su Youtube riguardo al tema dello “scavare”). IL bello di una vita sta nella ricerca, nello scavare nell’invisibile. Nel metter il cuore caldo vicino a quelle pareti di ghiaccio, per scioglierle ed andare a fondo. Fai esperienza del nuovo quando il foro che scavi nel ghiaccio finisce per rivelar la rosa (la bellezza della vita) e nel contempo creare un flusso di acqua che scorre, innaffia le cose aride, scava ulteriori solchi.
Ti ricordi in Dante, quando si parla di Ignavia/Accidia ? Il termine accidia viene spesso utilizzato come sinonimo di ignavia ma come tutte le parole possiede una vita a sé, evolvendo di significato e senso. L’accidia è una propensione alla noia e alla negligenza morale, un’avversione all’operare il bene. Ecco, scavare è l’esatto opposto. E nell’inferno delle colpe, scavare significa disciogliere, parola che ha in comune con “assolvere”, lo sciogliere, appunto.
Il male di oggi, alberga nelle pareti di ghiaccio e non nel fuoco.