I titoli dei libri, le loro copertine, le voci della radio preferita, che li consigliano, sono miriadi, si accumulano nei desideri e negli scaffali, tanto più se trovi scaffali virtuali zeppi di libri gratuiti. Non è il prezzo che frena il proliferare di titoli, voci, copertine. Questo accaparrarsi consigli, immagini; progettare letture, è continuo. Leva spazio alla lettura, anche ma non solo. Ruba spazio alla memoria e al desiderio.
Invece di attivare la propria attenzione attorno a qualche tema, che so, l’apicoltura, le piramidi egizie, la poesia armena, la narrativa ivoriana, ti lasci assalire da ogni segnale. In ordine sparso. Annaspi come un nuotatore scarso in acque tranquille. Corri a riva ad asciugarti, giurando di non farti più sopraffare dai flutti, benché t’attraggano sempre. Vana promessa.
Cosa ti dona questo lasciarsi invadere, da frasi, voci e titoli? Per lungo tempo ho risposto “non mi lascia nulla”. MI sbagliavo. Lascia piccole schegge di immagini, dalle quali posso iniziare a scrivere. Un haiku, una pagina di diario, qualche impressione e magari chissà un racconto.
Tutto senza pretese di eternità, ma ragioni di etereità.