Scriveva Cristina Ricci, a proposito dell’ottavo canto dell’Inferno di Dante “I riferimenti alle tecniche medievali di comunicazione luminosa a distanza, sono qui molto chiari: il territorio da tenere sotto controllo veniva costellato da torri di avvistamento a una distanza tale da essere visibili l’una dall’altra. In caso di allerta sulla cima si accendeva un fuoco il cui fumo era visibile anche di giorno. Una seconda torre ripeteva l’operazione e così via fino a coprire distanze di vari chilometri.
La città di Firenze era allertata a monte, verso Arezzo, dalle torri di segnalazione di Poggio all’Incontro e Monte Giovi; e a valle, verso Pisa, da quelle di Vinci e Cerreto Guidi da un lato della Valdarno Inferiore e da quella di San Miniato al Tedesco, dall’altro. Pochi anni dopo Dante, anche Boccaccio lascia testimonianza dell’uso militare delle segnalazioni luminose tra le torri: “Far si suole nelle contrade nelle quali è guerra che, avvenendo di notte alcuna novità, il castello o il luogo vicino al quale la novità avviene incontanente per un fuoco o due, secondo che insieme posti si sono, il fa manifesto a tutte le terre e ville del paese”.