Discorsi,
temo i tuoi, perché incalzano,
non lasciano più spazio al passo.
Discorsi fra noi,
giustapposizione di materie plastiche,
stampe laser di grandi città in miniatura,
riempite di plastica,
quindi vuote.
A ciascuno il suo tempo per parlare,
che bella dimostrazione di buona volontà,
ma con tempi pietrificati,
quando invece dovremmo giovarci di ritardi permanenti,
per aiutarci a sbucciare i rituali plastici cosmetici,
Facciamo confusione su ciò che ci par d’essere
qualche volta proviamo a levare lavare dal viso la maschera,
per lo più vacilliamo per la paura di non ri-conoscerci ri-girandoci,
come le due facce della luna,
del medesimo talento in equilibrio instabile.
La plastica ci ha avvolto aderendo sulle nostre forme, alter_andoci e soffocandoci
ma ci resta la possibilità di plasmarci, di diventar liquidi come sangue e tornare al flusso costante e in-stabile anti-estetico anti-estatico.