A cinque giorni dalla commemorazione della morte di Napoleone (che fu per molti sogno -poi infrantosi- di libertà, uguaglianza e fraternità, per moltissimi), la “festa” del primo maggio, diventa la vigilia di un’altra morte, quella delle “braccia incrociate”. Le braccia incrociate di chi con fermezza sceglie il momento di erigersi a muro di difesa contro l’aggressione ai diritti (anche quelli positivi) che ciascun lavoratore ha e deve veder tutelati, nell’esercizio della sua attività.
Primo maggio dunque vigilia della fine del diritto e della giustizia nel lavoro, sopraffatti dalla libertà intesa come assenza di regole condivise, assenza di rispetto (etimo; Re-spectus = indugiare, ritornare sui propri passi e volgersi indietro -verso coloro che hanno un passo più lento, verso la storia alle nostre spalle)
Ed ecco qui di seguito, il mio messaggio audio

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