La morte desidera ardentemente
la vita che non riesce a vivere.
Costretta nell’ombra
Consapevole che non sarà mai parte di quella luce infinita
che traspare dal cielo trapunto di stelle.
La morte desidera ardentemente
la vita che non riesce a vivere.
Costretta nell’ombra
Consapevole che non sarà mai parte di quella luce infinita
che traspare dal cielo trapunto di stelle.
Un canto muto.
La tua voce arriva.
Non son più sordo.
Come diamante in purezza,
vibra la corda perché il violino deve piangere.
Cerco e fuggo il compito di riempire il vuoto.
Piango ascoltando Albinoni e Pachelbel,
sono il s(u)ono che mi fa piangere.
Cosa scherma l’incontro col temibile vuoto e, in potenza, con le sue infinite possibilità?
Ora lo so! è il voltarsi indietro.
Volle morire
Ma senza uccidersi
Come la foglia.
Hai lanciato verso di me un insulto,
per causare qualcosa,
come il sasso per infrangere un vetro,
o per affonda nell’acqua,
o per far risuonare forte una campana.
Su di me non ha prodotto effetto,
non avrebbe potuto,
perché il sasso non l’hai rivolto a un Me.
IO non c’ero, non ci sono, sono vuoto, sono in-dividuo indiviso da te.
Promessa d’ordine, conseguenza, permanenza,
spetta sempre o mai, come custodia vuota da riempirsi alla bisogna.
Impermanenza, crepa, breccia, flagello,
uno scorrere di catastrofi e contro-catastrofi,
flusso disordinato eppure legge universalmente applicabile,
volenti o nolenti, si sia pieni oppure vuoti.
Una piastra come base per costruire, cosa?
Asfalto, cemento
edifici dismessi d’uffici neri e grigi
come auto di lusso.
Una piastra arroventata dal sole
un calore di dolore non d’amore.
“non mi rompere le palle, ho da fare, le mie sono le priorità”
Corro sulla piastra, scotta,
più veloce di te
ti sorpasso
alzo la mano
non per saluto
ma per dito medio.
Piastre roventi
che disperdono lentamente
il caldo mortifero odio,
incolpano il sole del loro calore
e le nuvole lontane della pioggia che fugge.
Errori
cataclismi
sfortune
apocalissi
mettono in ordine la vita
come l’ago cuce il tessuto
ricamo.
Disegno che sarà, solo alla fine di questo trapassare le mie carni.
Sulla via delle intenzioni
la vita mi attraversa senza dar precedenza.
Ha l’impressione che il meglio fugga come freccia
ed il peggio si attardi, come una lumaca.
Ma forse sono solo opportunità
o errori, o ricami, o vita.
Sei entrata in scena e il mondo s’è smorzato,
succede lo stesso pensando a te.
Quando volgo lo sguardo altrove
viaggio
scopro il prodigio di un paesaggio che corre davanti agli occhi
come un film dalla perfetta regia.
Quando volgo lo sguardo indietro
cerco spiegazioni
capisco il minimo possibile per non comprendere nulla.
Per comprendere dovrei rallentare
rileggere a ritroso.
Se ci sei ancora
batti un colpo
fai un passo incontro
che io ti possa vedere e comprendere.
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