C’era una volta un giovanotto grande grosso che viveva fra i monti delle prealpi. Il nome ce lo siamo scordati ma per comodità lo chiameremo Giovanni. In paese si dava un gran d’affare per tutti, lo sostenevano il suo vigore fisico e la sua incrollabile generosità.
Un giorno per necessità i compaesani gli chiesero di far il guardiano del camposanto. Lui di buon grado accettò. Dopo aver fatto tanta manutenzione in un paio di giorni a Giovanni non restava molto da fare. Preso da curiosità decise di entrare in una cripta fra le più malconce. Una scala conduceva in basso nell’oscurità. Ma infondo alla scalinata si scorgeva una fessura dalla quale trapelava una radiosa luce.
Giovanni senza paura vi si reco, ed aperto il passaggio si trovò davanti ad una vallata verdeggiante, rigogliosa di fiori e scintillante di acque fresche. Con persone d’ogni età. Fra esse riconobbe alcuni trapassati dei mesi precedenti.
Con le persone non poteva parlarci ma poteva comunicare solo scrivendo parole sulla sabbia del fiume.
Dialogo a lungo con un bimbo di laggiù che gli disse come ben si “viveva” da morti in quel paese meraviglioso. Gli disse anche che quando si muore la vita continua perché l’anima è eterna e talvolta può persino tornare sulla terra.
Giovanni salutò con rammarico la gente di quel luogo stupendo, ed una volta uscito dal camposanto, andò a raccontare la sua avventura e la sua scoperta ad amici, famigliari e persino il prete del paese. Nessuno credette alle sue verità ed anzi fu ben presto dichiarato pazzo. smise poi di raccontare questa sua esperienza ma rimase convinto che la verità sia dopotutto custodita nelle profondità della terra, nel paese dei morti, invisibile a tutti coloro che non sanno credere.
(una leggenda della Valseriana)
Il Giovanni
