A cinque giorni dalla commemorazione della morte di Napoleone (che fu per molti sogno -poi infrantosi- di libertà, uguaglianza e fraternità, per moltissimi), la “festa” del primo maggio, diventa la vigilia di un’altra morte, quella delle “braccia incrociate”. Le braccia incrociate di chi con fermezza sceglie il momento di erigersi a muro di difesa contro l’aggressione ai diritti (anche quelli positivi) che ciascun lavoratore ha e deve veder tutelati, nell’esercizio della sua attività.
Primo maggio dunque vigilia della fine del diritto e della giustizia nel lavoro, sopraffatti dalla libertà intesa come assenza di regole condivise, assenza di rispetto (etimo; Re-spectus = indugiare, ritornare sui propri passi e volgersi indietro -verso coloro che hanno un passo più lento, verso la storia alle nostre spalle)
Ed ecco qui di seguito, il mio messaggio audio
Nera stella
Negare il Buio, non è Luce
Desiderio Esistenza, son privi del contrario.
Anche la nera inghiotte luce e buia pare.
Perché ti ostini a dire che non hai futuro ma solo passato?
Paesaggi urbani 02
Paesaggi urbani 01
Niente di interessante
Sto fra due pensieri
Niente di interessante
Niente di attraente
Una luce come di galassia, d’alba o tramonto
Luce da contemplare dentro questo quieto vuoto
La mente non li ama
Preferisce cantare i gradini verso un paradiso.
Quel NULLA fra due tempi
il FU ed il SARÀ
è probabilmente ETERNITÀ.
sgomitolarsi
Il calice al cielo,
brindare per ricordare ma vorrei fosse un addio,
calice pieno di cosa, poi?
Eppure non c’è modo di divergere il pensiero, di obliare certi sguardi
circuiti neuronali stampati su materiali ossidati,
sulle pareti plastiche di quel gomitolo di cervello,
è lui il generatore che detta gli umori del mio presente.
Il memorar questi circuiti è come usare il DAE,
ma male, senza riuscire a salvare qualcuno, salvarsi,
come scrivere a quei se stessi,
di vent’anni or sono o forse più,
forse trenta,
ma dove abitavo ora c’è un benzinaio,
fra 3 gradi Celsius, sarà condannato anch’esso alla memoria.
Un modo ci sarebbe,
per sprigionarsi,
sarebbe come salutarsi per caso dentro un ascensore,
come due conosciutisi in un tempo lontano,
ma ora pronti a prendere due direzioni diverse
pronti a sgomitolare questo generatore di sogni e fantasmi,
di incantesimi e liberazioni,
di aquiloni e palloncini.
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